29 Agosto 2025

L’integrazione d’asciutta per dare un calcio alla febbre da latte

Generalità

L’asciutta è una fase dell’allevamento della bovina da latte in cui viene volontariamente sospesa la produzione, in cui il feto cresce e la vacca rinnova i suoi tessuti (quello mammario, epatico, adiposo e muscolare) e in cui deve fare riserva di vitamine, lipidi e altri elementi essenziali per poter ripartire al meglio con la successiva lattazione. Questa è una fase piuttosto delicata perché se mal gestita sarà la causa scatenante di diverse patologie nel post parto.

L’ipocalcemia

Sicuramente la patologia più conosciuta è l’ipocalcemia che tende a interessare circa il 60% delle bovine, in maniera particolare le pluripare. Parliamo di carenza di calcio quando i livelli ematici di questo minerale sono inferiori a 8,8 mg/dL di sangue e si verifica a causa della massiva escrezione di calcio con il secreto mammario. Questa condizione è parafisiologica fino al 3°-5° giorno post parto, dopo di che i livelli ematici dovranno ristabilirsi alla condizione fisiologica di 10 mg/dL.

Quando il livello di calcio nel sangue è inferiore ai 5,5 mg/dL si ha l’ipocalcemia clinica. In questo caso la sintomatologia è nettamente più evidente, infatti si ha mancanza di calcio per la contrazione muscolare (vacca a terra) e, se non trattata, può portare alla morte dell’animale per arresto cardiaco.

L’ipocalcemia subclinica si ha quando il calcio nel sangue si trova fra 5,6 e 8,8 mg/dL. In questo caso non abbiamo una sintomatologia manifesta, ma una serie di ripercussioni su salute e produttività della vacca.

Conseguenze

Da questa dismetabolia minerale originano diverse problematiche, fra cui:

  • Calo dell’ingestione: si verifica perché l’apparato digerente non si contrae correttamente, quindi avremo perdita di BCS e aumento dei casi di acidosi (per accumulo di acidi grassi volatili che non vengono eruttati), chetosi (apporto energetico insufficiente) e dislocazioni abomasali (a causa dei gas che si accumulano per la stasi);
  • Ridotta attività muscolare di tratto digerente, muscoli scheletrici (animale debole che non si alza per andare a mangiare), utero e sfintere del capezzolo;
  • Abbassamento delle difese immunitarie;
  • Aumento dell’incidenza di patologie, quali metriti (l’utero non si contrae e non seconda la placenta); mastiti (lo sfintere del capezzolo non si chiude e lascia libero accesso a sporcizia e batteri oltre a un abbassamento del sistema immunitario) e ritenzioni di placenta;
  • Alterati processi di eiezione del latte.

Come fare?

È stato documentato che l’aumento della concentrazione di acidi forti (cloruri e solfati) permette di ridurre il rischio di ipocalcemia all’inizio della lattazione.

La riduzione della differenza fra cationi e anioni nella dieta (DCAD) delle diete preparto, mediante l’inclusione di sali o prodotti acidogeni, favorisce l’acidificazione del sangue e quindi aumenta la sensibilità dei tessuti al paratormone (ormone paratiroideo o PTH). Quest’ormone, insieme a calcitonina e vitamina D, è implicato nei meccanismi di osmoregolazione del calcio.

L’ormone Paratiroideo

Il PTH viene rilasciato dalle ghiandole paratiroidee quando si verifica una diminuzione della concentrazione di calcio nel sangue e regolando:

  • L’escrezione urinaria di calcio, migliorandone il riassorbimento a livello di tubulo renale;
  • La mobilizzazione di calcio dalle ossa (dove è stoccato sotto forma di calcio amorfo, di semplice mobilizzazione, e idrossiepatite, più complessa da mobilizzare);
  • Sempre a livello del rene, andrà a stimolare la sintesi della forma attiva della vitamina D (1,25-diidrossivitamina D) per migliorare l’assorbimento intestinale di calcio introdotto con l’alimentazione.

Problematiche concomitanti

Il problema dell’ipocalcemia si accentua quando:

  • Abbiamo una concentrazione di fosforo eccessiva (>1,9 mmol/L) per effetto inibitorio dell’enzima che attiva la vitamina D e perché i tessuti non saranno in grado di attivare il suddetto meccanismo di riassorbimento del calcio;
  • Quando i livelli di calcio nella dieta non sono adeguati ai fabbisogni;
  • Quando si verifica una presenza concomitante di carenza di magnesio, per cui si riduce la secrezione di PTH e la sensibilità dei tessuti allo stesso;
  • La temperatura rettale dell’animale è elevata a causa della minor sensibilità del tessuto osseo al PTH.

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