15 Aprile 2019

Resistenza ai fungicidi

Sempre di più si pone attenzione all’uso razionale dei prodotti fitosanitari in particolare per quanto riguarda i fungicidi

La resistenza ad un fungicida è definita come un adattamento genetico e stabile del fungo all’azione fungi tossica della molecola chimica, che si traduce in una ridotta sensibilità al fungicida stesso.

Tale ridotta sensibilità è dovuta ad una serie di mutazioni genetiche del fungo che portano all’insorgenza di una piccola popolazione resistente. La resistenza è confermata nel momento in cui questa piccola popolazione è in grado di trasmettere il tratto mutato alla progenie.

All’atto pratico la comparsa della resistenza è data dalla mancanza totale o parziale dell’attività del prodotto fungicida. Questo porta ad un continuo aumento del numero di trattamenti o alle dosi applicate per ettaro.

La perdita di efficacia del prodotto, in realtà, possono essere causate da diverse cause come:

–       errata preparazione o applicazione della soluzione

–       il deterioramento del prodotto

–       una elevata pressione della malattia

–       una errata diagnosi del problema

Come fanno i funghi a resistere alla presenza nell’ambiente del fungicida?

Chiaramente non possono “scappare” dal suddetto ambiente, per cui hanno sviluppato diverse tecniche e adattamenti per lo più metabolici per non essere sconfitti dall’azione fungi tossica

Alcuni funghi sono in grado di modificare il recettore del sito d’azione per impedire al principio attivo di legarsi alla cellula

Altri possono sviluppare un percorso metabolico alternativo in grado di eludere il sito d’azione della molecola.

Altri ancora possono detossificare metabolicamente la sostanza attiva del fungicida o modificare la permeabilità della membrana cellulare per impedire la penetrazione della stessa nella cellula fungina.

In realtà per la maggior parte dei funghi ancora non si conoscono esattamente i meccanismi di detossificazione che sono alla base dell’insorgenza delle resistenze.

Attualmente si possono differenziare le sostanze attive in due grandi categorie:

–       Fungicidi “multisito” cioè attivi su più siti della cellula (prodotti rameici, zolfo, ditiocarbammati) e sono considerate a basso rischio di resistenza

–       Fungicidi “monosito” con un meccanismo di azione specifico (fenilammidi, inibitori della biosintesi degli steroli, strobilurine) e sono considerati per questo ad alto rischio di resistenza

Anche le pratiche agronomiche svolte in campo possono contribuire all’insorgenza della resistenza come per esempio:

–       rotazioni colturali ridotte su colture estensive

–       monocoltura

–       utilizzo di un’unica sostanza attiva

–       utilizzo di cultivar suscettibili al patogeno

–       condizioni ambientali che favoriscono più generazioni del patogeno

 

E’ quindi evidente che allo stato attuale delle conoscenze, la tecnica migliore per prevenire e gestire il fenomeno delle resistenze è quella di evitare l’uso ripetuto di un unico fungicida con meccanismo d’azione monosito. Pertanto l’alternanza di fungicidi a diverso meccanismo d’azione limita enormemente l’insorgenza delle resistenze.

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